FIAMMA RIGONI

Qual è il tuo settore artistico? E scegli tre parole che descrivono il tuo lavoro.

Il mio settore è la danza, cercando di metterla insieme con tasselli di altre cose: cinema, fotografia, immagine, suono.
Sensibilizzare, collaborare, voglia.

Quali sono le tematiche maggiormente affrontate nelle tue opere? E quali figure o movimenti artistico-culturali ispirano ciò che fai?

Cerco di trovare ispirazione da qualsiasi cosa che mi circonda. Mi rifaccio molto a due coreografi che sono completamente diversi: Pina Bausch per il lavoro coreografico e per l’elaborazione di un’analisi personale del lavoro; e Hofesch che è il suo opposto, per la totale liberazione, mette in scena un corpo che va in base ai suoi pesi e alle sue dinamiche, un corpo libero e fisico. Queste sono due figure che mi ispirano, l’uno dal punto di vista coreografico, l’altro da un punto di vista più fisico, dinamico, carnale. Poi traggo molta ispirazione dal cinema.

Con quali spazi del territorio fiorentino ti relazioni e qual è il rapporto che hai con altri artisti locali?

Non mi relazioni con ambienti grandi della città, ho preferito vedere realtà più piccole e libere. Ho iniziato a frequentare il PARC, frequentando gli incontri di Maria Vittoria, Sara Sguotti e Nicola Cisternino e gli Attivisti della danza, poi col covid si è fermato tutto.
Mi piace collaborare con persone che non sono necessariamente legate alla danza, mi piace portare un po’ tutto dentro. Con ciò non ho avuto ancora grosse collaborazioni.

Che strumenti o materiali utilizzi?

Quest’anno mi sono cimentata in un lavoro di video danza, con macchina da presa. Il montaggio è stato molto impegnativo, l’abbiamo fatto tutto in videochiamata. Abbiamo lavorato a distanza, è stato complicato ma allo stesso tempo facendolo ho cominciato anche ad imparare.

Qual è il tuo rapporto con il mezzo e lo spazio digitale? In che modo le tue opere ne sono influenzate?

Potrei avere un rapporto migliore con il digitale, cerco di diffondere e condividere i miei lavori il più possibile ma sicuramente dovrei fare di più.
Comunque è uno stumento che ti dà altre disponibilità. Fino a due anni fa non avrei mai avuto voglia di fare un video e di provare a farne altri. Dà spunto ad unire informazioni e persone di conseguenza. E’ un pro ma anche un contro, bisogna creare un bilanciamento.
Adesso molti dei lavori che ho trovato è stato tramite il virtuale, ho ampliato i miei contatti e mi si sono aperte più possibilità.

In che modo la dimensione fisica e digitale interagiscono nella tua produzione artistica?

C’è una possibilità e si può utilizzare per proporre nuovi tipi di lavoro. Però secondo me alla fine il digitale deve essere un supporto, il lavoro deve stare da un’altra parte.