DE RIO

Qual è il vostro settore artistico? E scegliete tre parole che descrivono il vostro lavoro.

Il nostro settore artistico è sicuramente quello della musica e della performance.

TOMO: musica, performance, decontestualizzazione (perchè ci occupiamo di portare una proposta musicale che si può declinare in vari generi e stili, principalmente in luoghi non adibiti a tale pratica).

Abo: sperimentazione, riappropriazione, fruibilità (riappropriazione degli spazi, siano essi già adibiti alla club culture o no, sperimentazione perchè ogni volta che proponi della musica stai già sperimentando, fruibilità perchè quello a cui puntiamo è quello di arrivare ad avere una fruibilità libera e incondizionata, anche nelle situazioni accademiche, artistiche e legate ai club dove spesso c’è condizionamento del luogo in cui sei che ti imposta su un certo mood).

Plastique: performance, sperimentazione e connessione, perchè credo che la connessione con le persone e con l’ambiente è ciò che dà energia alla performance. Oppure alla connessione che si crea tra un suono, e tu che la stai componendo.

Quali sono le tematiche maggiormente affrontate nelle tue opere? E quali figure o movimenti artistico-culturali ispirano ciò che fai? 

TOMO: Far sentire qualcosa di nuovo, che dal nostro punto di vista merita di un allargamento. Incrementare la dimensione sociale sicuramente, la dimensione che si va a creare durante un evento. La creazione di un nuovo contesto strettamente legato all’evento musica, festa… una riscoperta di una nuova dimensione di socialità, la rottura di certi clichés. Un riadattamento dei modelli, dei riferimenti standard, dal riuso di posti abbandonati, alla riappropriazione degli spazi in un’ottica di riscoperta di una nuova socialità.

Plastique: parlando del mio progetto, ho dei riferimenti a livello di sonorità più che a livello di concept. Spesso si tratta di ricreare un’atmosfera, un immaginario che non sempre è chiaro neppure a me. Non credo che ci sia molto concetto dietro le cose che sto facendo, si parla più di sensazioni.

Con quali spazi del territorio fiorentino vi relazionate e qual è il rapporto che avete con altri artisti locali?

Tendiamo a collaborare con artisti che non sono del territorio: chiamiamo artisti che vengono da fuori per creare un po’ di ricambio. A Firenze abbiamo collaborato recentemente con Eterotopie Dissidenti.

TOMO: produco e compongo a casa.

Abo: lavoro da casa e sfrutto questo lavoro per la vera creazione e poi finchè ho la possibilità vado allo studio del conservatorio per la parte di mixaggio e rifinitura. Il mio obbiettivo è quello di trovare un posto, spazio grande da condividere con altri colleghi.

Plastique: Ho uno studio dove compongo, è stato un grosso passo in avanti, mi ha messo in un’altra ottica. Lo abbiamo usato anche per fare cose tutti e tre.

Che strumenti utilizzate?

TOMO: Per la produzione musicale ed i djset mi avvalgo principalmente di strumentazione analogica: giradischi technics sl1210 e mixer rotary omnitronic trm 202. Per il live set utilizzo campionatori, sintetizzatori, bass lines e drum machine: Akai mpc live, Roland tr8s, Korg volca bass e xoxbox by Mode Machines, il tutto all’interno di un mixer Lem 10 canali. Per le produzioni in studio invece parliamo sempre degli strumenti sovracitati insieme a qualche plugin aggiuntivo di Logic Pro x, che è la sua daw di riferimento.

Abo: Le mie produzioni sono un connubio di sintetizzatori analogici, elaborazioni digitali, musiche pre-esistenti e field-recording. Utilizzo sintetizzatori, drum machine e effetti hardware come Elektron Analog4, Elektron MachineDrum, Arturia Minibrute2, Arturia Microbrute, Electribe Emx, Yamaha an200, Lexicoon mx200. Per elaborare il suono in maniera digitale utilizzo controller midi come Ableton Push, Novation Launchcontrol XL, Korg nanokontrol e Arturia Minilab in relazione al software Ableton Live. La mia consolle da dj è invece composta da 2 giradischi Reloop rp6000, ormai fuori produzione, e un mixer Reloop rmx-30.

Plastique: Per il liveset sono legato al campionatore con cui ho iniziato ad approcciarmi alla musica elettronica e a cui sono molto affezionato: la Korg Electribe esx, affiancata dal Moog Mother 32 e dalla drum machine Roland tr8. Ho cambiato molti setup e spesso vengono integrati synth come Volca bass, td 303 e Waldorf Streichfett, mentre in studio per le produzioni utilizzo spesso Nord Lead, Roland d50 e Roland jv1080 e Ableton live come daw. 

Qual è il vostro rapporto con il mezzo e lo spazio digitale? In che modo i vostri lavori sono influenzate?

Abo: DE RIO nasce anche con la volontà di far vedere in presa diretta ciò che accadeva durante i nostri spettacoli. Tenevamo come segreto l’uso di OBS per gli streaming e in quarantena è cambiato tutto perché tutti hanno cominciato a fare streaming, quindi, ciò che ci contraddistingueva alla fine è diventato un mezzo iper-saturo per la comunicazione della musica. Quindi abbiamo deciso di prenderne le distanze, come gruppo, e di mantenerlo solo per i nostri progetti individuali. Abbiamo fatto una ripresa di un live poco tempo fa in collaborazione con Eterotopie Dissidenti, dopo tanto tempo che non facevamo un live. Ma è stato un po’ diverso, era un’occasione unica in uno spazio unico. E soprattutto live con le macchinette dopo una attenta preparazione.

TOMO: produciamo ovviamente col computer, tranne Plastique che produce in analogico. De Rio come gruppo è sempre stato molto legato anche allo streaming poichè anche prima della pandemia registravamo i live delle nostre performance e li trasmettevamo sui nostri canali, per rendere partecipe il più ampio pubblico possibile. E comunque era qualcosa che ci contraddistingueva.

Plastique: Non ho un buon rapporto coi programmi del computer. Lavoro in analogico, ma durante la quarantena mi sono avvicinato di più ai programmi del computer e sto cominciando anche a volergli bene. Per quanto riguarda il web, in generale è una dimensione in cui uno deve passare, ma non so quanto influisca sull’opera in sè. Noi sappiamo di fare cose per noi stessi e per il desiderio di condividerle. Non mi influenza fare una cosa per il web, ma posso usare il web per ispirazioni: trovi archivi e librerie sonore. Dal mio punto di vista mi influenza in questo, è un’ispirazione, un mondo vasto da cui attingere alla fine. Anche il campionamento dei suoni è un mezzo potentissimo. In linea generale abbiamo sempre avuto uno stretto rapporto col digitale, in quanto già prima della pandemia trasmettevamo in live streaming le nostre performance con OBS, per rendere il più fruibile possibile quello che facevamo, e anche per far rimanere nel tempo le nostre performance.

In che modo la dimensione fisica e digitale interagiscono nella tua produzione artistica?

Plastique: Come è stata importante dal principio l’idea dello spazio fisico da riadattare e reinterpretare, è stata importante anche l’idea del video. Questi sono i due focus principali del progetto. Il web è una vetrina che utilizziamo per fare rimanere la performance nel tempo. Per quanto riguarda le ispirazioni non convenzionali del web: da Instagram trovo artisti che in altri modi non troverei, e posso contattarli. Si può entrare in contatto con artisti grossi e Instagram è un mezzo funzionale per questa cosa. Volendo il web è molto creativo. Mentre per quanto riguarda lo spazio fisico il nostro focus è trovare posti che hanno altri utilizzi e usarli per i nostri eventi, facendo esibire artisti emergenti e non. Personalmente poi sono legato a molti spazi in particolare. In generale le nostre performance cambiano e si plasmano molto in relazione allo spazio.

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